Politica e Valori



La repubblica,nell'antichità, aveva due grandi collanti: la religiosità, fonte di tutte le certezze, attraverso soprattutto quegli augures che erano i buoni auspici degli Dei nei confronti delle scelte della polis, e i valori – ciò a cui dovevano aspirare le persone dabbene (probri): rem (le sostanze), fides (il credito), honos (gli onori legati al ruolo specialmente politico), gratia (il favore, la “gloria”). Tutto questo assicurava "la dignitas": una tensione verso l’alto coinvolgente, attraverso i mezzi di comunicazione dell’epoca, per la formazione di un’unica comunità che tendeva verso l’alto grazie al ruolo dell’esempio virtuoso.( da: Il Politico.it)

domenica 16 ottobre 2011

DEMOCRAZIA NEGATA

Ho riportato, in altri post, delle riflessioni e delle analisi sociologiche e filosofiche sulle trasformazioni delle società che la modernità ha reso attrici nel mondo globale.
Un cammino caratterizzato da vere e proprie trasformazioni antropologiche , da crisi identitarie e da nuovi paradigmi che sembrava avessero anestetizzato il comune sentire nella definizione di un immaginario aperto al progresso sociale e ad un benessere equilibrato. Sembrava dissolta la capacità di percepire il reale divenire e quella di indignarsi per quanto non giusto.
L' indignazione di fronte alla protervia dei nascenti sistemi oligarchici del tutto indifferenti a qualsivoglia dettame etico nella gestione del potere, dimentichi che esso deriva loro dai meccanismi della democrazia rappresentativa.
L'indignazione,quindi, di fronte alla messa in sordina del principio della rappresentanza politica di fronte all'impiego di tutte le energie per la creazione ed il mantenimento, ad ogni costo, di privilegi disconoscendo le regole dell'eguaglianza dettate dalla nostra Costituzione.
Finalmente qualcosa è successa : l'esplosione della crisi della finanza e del mercato che sta fungendo da detonatore ad una reazione per il crescente disagio sociale,specie nel mondo giovanile e tra le fasce deboli della popolazione.


Il fatto nuovo sta nella differente collocazione di tutte le istanze, inascoltate ed avvilite, della "Polis"attraverso il "Demos" partecipativo.
Essa avoca a se , e sempre meno attraverso i partiti, il diritto ad essere interlocutrice e sollecitatrice nei confronti delle istituzioni autoreferenziali che appaiono sorde alle istanze portate avanti dalla dialetttica delle formazioni politiche,sempre meno rappresentative.
Dopo le piazze,animate dalla cosiddetta "primavera araba"contro la soffocante occupazione dei poteri oligarchici o dittatoriali;quelle greche contro un default di stato che intende far pagare ai cittadini il prezzo di una crisi finanziaria che altri dovrebbero pagare; dopo la Spagna con i suoi "indignados" e per ultimo la "Occupy Wall Street " americana
( momenti topici che si sono manifestati in ben ottanta paesi nel mondo ) anche in Italia il "paese reale", rappresentato da tutte le parti sociali e dai Movimenti,si è mosso per dire la sua manifestando indignazione di fronte ad una classe dirigente che sembra non curarsi del disastro incombente ed a tutt'altro interessata.


Questa "piazza", però, ha subìto un vulnus al volto della protesta, snaturato dalla violenza di gruppi di infiltrati che non ha consentito la evidenza compiuta di una manifestazione collettiva.
Identificare la vera matrice di quelle manifestazioni di guerriglia urbana è molto difficile. Tutto ciò è avvenuto solamente in Italia! Chi ne aveva interesse? Bella domanda!

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