Ieri 16 marzo 2013 ha finalmente preso forma, con l'elezione del Presidente della Camera dei Deputati e
con la designazione del Presidente del Senato ,il Parlamento nella suo assetto di Assemblea Legislativa.
Si è dato così il via alla esperienza della ,così definita,Terza Repubblica (si potrà veramente definire così?) che sarà tutta da giudicare forse e anche per merito del nuovo assetto rappresentativo scaturito dalle ultime elezioni.
C’è da augurarsi che quello avviato sia il processo catarchico di una coscienza politica che ponga se stessa al di fuori della sua soggettività, estraniandosi in azioni, comportamenti e scelte tali da giungere ad un processo di riappropriazione, grazie al quale essa osservi di nuovo la oggettività delle istituzioni e ritorni così alla politica reale.
Al di la' delle caute e preoccupate valutazioni ,la visione di una Assemblea così rinnovata e portatrice di un aria nuova che sa di freschezza , ha aperto uno spiraglio di speranza ed ottimismo.
Non più soltanto i soliti ed inossidabili mestieranti della politica . Sparite molte, se non tutte, le facce impresentabili in Parlamento.
Una nutrita schiera di nuovo e giovane. Sara' visto all'opera e si potrà così dare un giudizio in base ai fatti.
Una presenza che in entrambe le Aule del Parlamento, nella sua collocazione di schieramento, ha voluto dare un segnale inequivocabile differenziandosi dalla classica distribuzione Destra- Centro- Sinistra e ponendosi nei piani superiori degli scranni ed in maniera trasversale, quasi a voler ammonire : “siamo quì e controlliamo la giustezza del vostro agire politico".
Una presenza,quella dei nuovi arrivati, che non intende definirsi partitica ma che nel clima di sfiducia e malcontento e di difficoltà economica ha assunto un ruolo dinamico e ben definito in un continuum di un percorso che inizia come un "mobilizing party"(partito di mobilitazione) che con una intensa ed aggressiva azione politica si trasforma in un vero e proprio "catch-all party"(partito piglia tutto) per giungere finalmente alla sua fisionomia ultima di un " representative party (partito di rappresentanza).
Certamente qualcosa deve cambiare nella politica così come è stata intesa daì partiti che abbiamo conosciuto nella bipartizione Weberiana di partiti di patronato e partiti ideologici; protagonisti di una sterile e distruttiva contrapposizione che nulla di buono ha portato al Paese.
Molta parte dell'elettorato era stanca dei partiti padronali, rivelatisi organizzati con il fine di insediare il loro Capo nella carica direttiva di governo e di conseguenza aver assegnati da questo , come suo seguito, incarichi di pubblico potere ma sprovvisti di qualsiasi contenuto di princìpi e sostenitori di un programma, incentrato su richieste da considerare preminenti in relazione alla loro maggior forza propagandistica nei confronti degli elettori.
Di contro altrettanta stanchezza si era manifestata nei confronti di quei partiti cosidetti ideologici, portatori di una intuizione del mondo e volti a perseguire la realizzazione di ideali di contenuto politico ma con un limite:
quello dei partiti di massa e di apparato, costituiti da politici di professione che hanno vissuto di politica mediante il Partito e che preoccupati nella cura dei meccanismi di funzionamento , divenuti poco attenti alle istanze sociali ed incapaci di essere responsive.Una stanchezza che sollecita una vera e propria palingenesi atta a restituire loro purezza riformatrice.
Se riusciranno ad eliminare o attenuare fortemente i gravi difetti delle esperianze passate ,dalla instabilità politica alla corruzione , dalla contrapposizione feroce e sleale alla intollerabile difesa dei privilegi di casta;
se riusciranno a concordare nuove regole politiche e giuridiche per un sano ed efficiente governo della cosa pubblica, si potrà allora assegnare un numero ordinale al termine "Repubblica".