Politica e Valori



La repubblica,nell'antichità, aveva due grandi collanti: la religiosità, fonte di tutte le certezze, attraverso soprattutto quegli augures che erano i buoni auspici degli Dei nei confronti delle scelte della polis, e i valori – ciò a cui dovevano aspirare le persone dabbene (probri): rem (le sostanze), fides (il credito), honos (gli onori legati al ruolo specialmente politico), gratia (il favore, la “gloria”). Tutto questo assicurava "la dignitas": una tensione verso l’alto coinvolgente, attraverso i mezzi di comunicazione dell’epoca, per la formazione di un’unica comunità che tendeva verso l’alto grazie al ruolo dell’esempio virtuoso.( da: Il Politico.it)

domenica 17 marzo 2013

IL VENTO DEL CAMBIAMENTO





Ieri 16 marzo 2013 ha finalmente preso forma, con l'elezione del Presidente della Camera dei Deputati e
con la designazione del Presidente del Senato ,il Parlamento nella suo assetto di Assemblea Legislativa.


Si è dato così il via alla esperienza della ,così definita,Terza Repubblica (si potrà veramente definire così?) che sarà tutta da giudicare forse e anche per merito del nuovo assetto rappresentativo scaturito dalle ultime elezioni.

C’è da augurarsi  che quello avviato sia il processo catarchico di una coscienza politica che ponga se stessa al di fuori della sua soggettività, estraniandosi in azioni, comportamenti e scelte  tali da giungere ad un processo di riappropriazione, grazie al quale essa osservi di nuovo  la oggettività delle istituzioni e ritorni così alla politica reale.

Al di la' delle caute e preoccupate valutazioni ,la visione di una Assemblea così rinnovata e portatrice di un aria nuova che sa di freschezza , ha aperto uno spiraglio di speranza ed ottimismo.
 Non  più soltanto i soliti ed inossidabili mestieranti della politica . Sparite molte, se non tutte,  le facce impresentabili in Parlamento.
Una nutrita schiera di nuovo e giovane. Sara' visto all'opera e si potrà così dare un giudizio  in base ai  fatti.
Una presenza che in entrambe le Aule del Parlamento, nella sua collocazione di schieramento, ha voluto dare un segnale inequivocabile differenziandosi dalla classica distribuzione  Destra- Centro- Sinistra e ponendosi  nei piani superiori degli scranni ed in maniera trasversale, quasi a voler ammonire : “siamo quì e controlliamo la giustezza del vostro agire politico".



Una presenza,quella dei nuovi arrivati, che non intende definirsi partitica ma che nel clima di sfiducia  e malcontento e di difficoltà economica  ha assunto un ruolo  dinamico e ben definito in un continuum di un percorso che inizia  come  un "mobilizing party"(partito di mobilitazione) che con una intensa ed aggressiva azione politica si trasforma in un vero e proprio  "catch-all party"(partito piglia tutto) per giungere finalmente alla sua fisionomia ultima di un " representative party (partito di rappresentanza).


Certamente qualcosa deve cambiare nella politica così come è stata intesa daì  partiti che abbiamo conosciuto nella bipartizione  Weberiana di partiti di patronato e partiti ideologici; protagonisti di una sterile e distruttiva contrapposizione  che nulla di buono ha portato al Paese.

Molta parte dell'elettorato era stanca  dei partiti padronali, rivelatisi organizzati con il fine di insediare il loro Capo  nella carica direttiva di governo e di conseguenza aver assegnati da questo , come suo seguito, incarichi di pubblico potere ma sprovvisti di qualsiasi contenuto di princìpi e sostenitori di un programma, incentrato  su  richieste da considerare preminenti  in relazione alla loro maggior forza propagandistica nei confronti degli elettori.
Di contro altrettanta stanchezza si era manifestata nei confronti di quei partiti cosidetti ideologici, portatori di una intuizione del mondo e volti a perseguire la realizzazione di ideali di contenuto politico ma con un limite:
quello dei partiti di massa e di apparato, costituiti da politici di professione che hanno vissuto di politica mediante il Partito e che preoccupati nella cura dei meccanismi di funzionamento , divenuti poco attenti alle istanze sociali ed incapaci di essere responsive.Una stanchezza che sollecita una vera e propria palingenesi  atta a restituire loro purezza  riformatrice.


Se riusciranno ad eliminare o attenuare fortemente i gravi difetti delle esperianze passate  ,dalla instabilità politica  alla corruzione , dalla contrapposizione feroce e sleale  alla intollerabile difesa dei privilegi di casta;
se riusciranno a concordare nuove regole politiche e giuridiche per un sano ed efficiente governo della cosa pubblica, si potrà allora assegnare un numero ordinale al termine "Repubblica".






venerdì 8 marzo 2013

IL SEME DELL'ANARCHIA?




Può esistere la Democrazia senza partiti ?
E' un interrogativo che viene spontaneo porsi  da chiunque  avverta la sensazione di vivere un "puntum dramatis" di un processo critico che ha preso l'avvio con il risultato scaturito dalle urne elettorali in Italia.
Un processo critico che investe  in pieno l'aspetto politico-culturale in tutte le sue componenti: dalla "legittimità" alla "partecipazione".
L'aspetto legittimante ,prima di tutto, che contiene in se ciò che concerne un giudizio di "bontà" sulle varie istituzioni, partitiche e non, oltre che sulle regole fondamentali del sistema. Questo aspetto, di fatto, è sfociato in una crisi funzionale e di ripudio,e se ne aveva avuto un assaggio con l'avvento del movimento leghista del nord.
L’aspetto partecipativo,  in crisi per il prolungato mancato  coinvolgimento del demos nel processo politico;  la progressiva disgregazione della società con le sue strutture politiche  e la crisi redistributiva , hanno finito per generare una reazione  ed a dare ad essa impulso attraverso  i movimenti mobilitativi.
Oggi, sul banco degli imputati si ritrovano collocati i partiti o meglio ancora l’intero  sistema partitico.


Ma se si vuole analizzare il termine “Partito” , lungi dalla definizione arcaica di fazione, in una sua accezione, non riguarda forse il consolidamento di una visione del “bonum commune” come il risultato di un confronto  tra orientamenti ed interessi di una pluralità di parti nella convivenza civile?
Non fanno parte del suo sviluppo storico , specificità ed evoluzioni strutturali ed organizzative  connesse sia a scenari di opportunità  sia a caratteristiche ideologiche e funzionali, come pure ad  interessi che rappresentano ?

La situazione politica attuale  ha visto irrompere a pieno titolo nell’agone politico il movimento, frutto di una massiccia mobilitazione condotta sul Web e piazza per piazza su tutto il territorio nazionale.
Ciò che è opportuno ,se non necessario fare, attiene ad una non sottovalutazione  degli effetti dell’onda  lunga delle masse in movimento che, se da un lato mostra il volto della sua genesi, spesso cela il suo punto di impatto e la sua effettiva forza dirompente. Ma più trascorre il tempo  e più si dispiega quella sua forza e si delinea quale potrebbe essere  il suo effettivo punto di impatto.


La parola “mobilitazione” mostra, di fatto, tutta la sua ambiguità nel lessico politico dove trova la sua essenza nelle tecniche di sollecitazione elettorale, così come sono state attuate nella recente tornata elettorale da parte di movimenti populisti.
Questo tipo di mobilitazione ha presentato il volto della partecipazione quale forza vivificante e come stimolo verso la massa alla vita politica ed al suo ingresso in un  sistema delegittimato ed in declino.
Bisognerà osservare quanto questo tipo di struttura partecipativa sarà in grado di annacquare l’aspetto organizzativo  che appare verticistico ed autocratico, evitando  le tendenze  e le aspirazioni all’oligarchia operante dentro i partiti di massa .  In definitiva,una previsione  concepita come "Movimenti senza Partiti"      comporta  dilemmi difficilmente dipanabili , per via dell’aspetto magmatico , informale ed indefinito strutturalmente  e dove l’elemento culturale è incentrato sul mutamento che pare ispirato più ad una osservazione di Kelsen  secondo il quale parlamentarismo ,cioè le istituzioni rappresentative,  e Democrazia non sono identici.
 Occorre però ricordare che, ponendosi il principio della partecipazione come un fattore costitutivo del processo democratico, ma con i ben noti ostacoli dimensionali,strutturali e culturali della società cosi come si è definita nella modernità, è destabilizzante che si sia concretizzata una pretesa  : che questa si possa realizzare con l’ausilio degli strumenti che la moderna tecnologia comunicativa mette a disposizione.


Tutto questo pone una una serie di questioni che non possono rimanere aperte per lungo tempo posto che
è in gioco la sintesi politica ,cioè il governo del Paese  che è pur sempre organizzato su base statuale  sia per la gestione dei rapporti interni ma che ha un ruolo significativo nella gestione dei rapporti internazionali  e nel contesto Comunitario.