Può esistere la Democrazia senza partiti ?
E' un interrogativo che viene spontaneo porsi da chiunque avverta la sensazione di vivere un "puntum dramatis" di un processo critico che ha preso l'avvio con il risultato scaturito dalle urne elettorali in Italia.
Un processo critico che investe in pieno l'aspetto politico-culturale in tutte le sue componenti: dalla "legittimità" alla "partecipazione".
L'aspetto legittimante ,prima di tutto, che contiene in se ciò che concerne un giudizio di "bontà" sulle varie istituzioni, partitiche e non, oltre che sulle regole fondamentali del sistema. Questo aspetto, di fatto, è sfociato in una crisi funzionale e di ripudio,e se ne aveva avuto un assaggio con l'avvento del movimento leghista del nord.
L’aspetto partecipativo, in crisi per il prolungato mancato coinvolgimento del demos nel processo politico; la progressiva disgregazione della società con le sue strutture politiche e la crisi redistributiva , hanno finito per generare una reazione ed a dare ad essa impulso attraverso i movimenti mobilitativi.
Oggi, sul banco degli imputati si ritrovano collocati i partiti o meglio ancora l’intero sistema partitico.
Ma se si vuole analizzare il termine “Partito” , lungi dalla definizione arcaica di fazione, in una sua accezione, non riguarda forse il consolidamento di una visione del “bonum commune” come il risultato di un confronto tra orientamenti ed interessi di una pluralità di parti nella convivenza civile?
Non fanno parte del suo sviluppo storico , specificità ed evoluzioni strutturali ed organizzative connesse sia a scenari di opportunità sia a caratteristiche ideologiche e funzionali, come pure ad interessi che rappresentano ?
La situazione politica attuale ha visto irrompere a pieno titolo nell’agone politico il movimento, frutto di una massiccia mobilitazione condotta sul Web e piazza per piazza su tutto il territorio nazionale.
Ciò che è opportuno ,se non necessario fare, attiene ad una non sottovalutazione degli effetti dell’onda lunga delle masse in movimento che, se da un lato mostra il volto della sua genesi, spesso cela il suo punto di impatto e la sua effettiva forza dirompente. Ma più trascorre il tempo e più si dispiega quella sua forza e si delinea quale potrebbe essere il suo effettivo punto di impatto.
La parola “mobilitazione” mostra, di fatto, tutta la sua ambiguità nel lessico politico dove trova la sua essenza nelle tecniche di sollecitazione elettorale, così come sono state attuate nella recente tornata elettorale da parte di movimenti populisti.
Questo tipo di mobilitazione ha presentato il volto della partecipazione quale forza vivificante e come stimolo verso la massa alla vita politica ed al suo ingresso in un sistema delegittimato ed in declino.
Bisognerà osservare quanto questo tipo di struttura partecipativa sarà in grado di annacquare l’aspetto organizzativo che appare verticistico ed autocratico, evitando le tendenze e le aspirazioni all’oligarchia operante dentro i partiti di massa . In definitiva,una previsione concepita come "Movimenti senza Partiti" comporta dilemmi difficilmente dipanabili , per via dell’aspetto magmatico , informale ed indefinito strutturalmente e dove l’elemento culturale è incentrato sul mutamento che pare ispirato più ad una osservazione di Kelsen secondo il quale parlamentarismo ,cioè le istituzioni rappresentative, e Democrazia non sono identici.
Occorre però ricordare che, ponendosi il principio della partecipazione come un fattore costitutivo del processo democratico, ma con i ben noti ostacoli dimensionali,strutturali e culturali della società cosi come si è definita nella modernità, è destabilizzante che si sia concretizzata una pretesa : che questa si possa realizzare con l’ausilio degli strumenti che la moderna tecnologia comunicativa mette a disposizione.
Tutto questo pone una una serie di questioni che non possono rimanere aperte per lungo tempo posto che
è in gioco la sintesi politica ,cioè il governo del Paese che è pur sempre organizzato su base statuale sia per la gestione dei rapporti interni ma che ha un ruolo significativo nella gestione dei rapporti internazionali e nel contesto Comunitario.
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