Politica e Valori



La repubblica,nell'antichità, aveva due grandi collanti: la religiosità, fonte di tutte le certezze, attraverso soprattutto quegli augures che erano i buoni auspici degli Dei nei confronti delle scelte della polis, e i valori – ciò a cui dovevano aspirare le persone dabbene (probri): rem (le sostanze), fides (il credito), honos (gli onori legati al ruolo specialmente politico), gratia (il favore, la “gloria”). Tutto questo assicurava "la dignitas": una tensione verso l’alto coinvolgente, attraverso i mezzi di comunicazione dell’epoca, per la formazione di un’unica comunità che tendeva verso l’alto grazie al ruolo dell’esempio virtuoso.( da: Il Politico.it)

lunedì 29 ottobre 2012

QUALE EUROPA


L'attualità politica ci fa percepire quanto sia difficile e complesso il cammino verso la concreta realizzazione del progetto "Europa" intesa  in senso compiuto e quanto quel progetto, avviato e pilotato dall'alto,possa essere ostacolato  e direi vanificato dagli egoismi nazionali , specie da parte di quegli stati che, storicamente, sono stati i protagonisti di maggior peso e che hanno condizionato, nel bene e nel male,gli equilibri del continente ed i suoi destini.


Quella visione non è da attribuire esclusivamente ai suoi moderni padri ispiratori, ma ancor prima all'idea di un "nuovo ordine" per il mantenimento della pace che fu di Talleyrand o anche al teorizzato asse "franco-tedesco" su cui fondare un nuovo assetto politico europeo ( e lo stato attuale del progetto sembra realizzarlo) del pacifista tedesco Kallergi
Ma la storia è andata avanti e quell'assetto non può più essere conciliabile con una realtà statuale plurima ma allo stesso tempo autorevole in senso politico ed economico.

Occorre anzitutto che vengano tenute nella debita considerazione le nuove difficoltà, che sono presenti,ed acquisire consapevolezza di quale modello geopolitico l'europa necessita  sulla base dei suoi non uniformi ordinamenti sociali  e  in particolar modo politici.

Sono proprio quelle differenziazioni che hanno dato origine agli stati nazione  e la loro democratizzazione, oltre al peso del fattore geografico, dello sviluppo politico e sociale,con gli annessi fenomeni, specie nell'aspetto topologico e cioè in relazione ai territori.

Il riferimento è all'attuale discrimine,più o meno latente,all'interno di alcune entità statuali con quelle forme di opposizione o addirittura disconoscimento così come, storicamente,è avvenuto nello sviluppo del continente.
Tale problematica se viene affrontata ,ed occorrerebbe che lo fosse , con un approccio analitico rischia di non far emergere ciò che invece un approccio olistico consentirebbe.



Ho fatto delle ricerche  comparate sui processi di formazione dei vari stati nazionali per approfondimenti sui vari percorsi politici concernenti il "timing" del processo di "state building", le sue modalità ed i suoi protagonisti .
Mi viene di affermare che coloro che proposero una visione unitaria europea non si posero alcun altro interrogativo se non quello di creare  un embrione politico atto ad evitare future guerre tra gli stati europei.

Mi riferisco al "timing"  di "state building" che caratterizza alcuni stati europei ( Francia, Inghilterra,Spagna e paesi nordici) da una parte e dall'altra (Italia, Germania e stati dell'est post imperiale) per preconizzare la possibilità di una Europa bicefala.

Esemplificativo ,per andare nello specifico,il ritardo con cui lo stato nazionale si è affermato in Italia a causa del persistere fino al 1861 dei domìni su realtà etno-linguistiche con culture e tradizioni proprie che ancora ai giorni nostri appare come frutto non maturo di un progetto unitario.

Mentre le realtà territoriali tedesche, sotto l'influenza dal pensiero filosofico Herderiano riuscirono a stabilire un legame indissolubile tra lingua e individualità nazionale, realizzando una "comunione di destino tra tutti i membri di un popolo (Wolk)"basata su un rapporto forte tra comunità politica e territorio di stanzialità.
Ciò servì ad evitare la nascita di tesi nazionalistiche con aspirazioni di autonomia statale.


Credo che queste differenze , storicamente consolidate,costituiranno un problema di non facile soluzione e che potranno rendere ardua  una effettiva armonizzazione.
 Sono esse, nella loro peculiarità, che caratterizzano le varie realtà sociali e che , oggettivamente, si manifestatno nel loro modo di concepire e  di percepire la loro realtà individuale e collettiva, con le sue regole ed i suoi valori etici e morali ( Etica Protestante ) e per i quali l' Essere" ed il "Dovere"sono connotativi .

Di conseguenza appare difficile,se non impossibile, pensare ad una integrazione europea come una pura assimilazione del paradigma nordico,etico, tecnico, finanziario, cancellando l'inevitabile dualità  tra la civiltà mediterranea, cattolica e ortodossa, e la civiltà nordica, protestante e calvinista.

Per finire è pure di tutta evidenza che la distanza tra le comunità politiche dei singoli terrritori ed il "Centro" sovranazionale costituiscono un problema forse insuperabile e di difficile governabilità anche in un contesto federativo.



 









venerdì 26 ottobre 2012

L'EQUITA'



Dal WEB :
"La scelta della data del 13 aprile, per il voto in alternativa a quella del 6 aprile può apparire casuale ma non lo è affatto:
votando il 6 aprile, infatti, i parlamentari, alla prima legislatura non rieletti non avrebbero maturato la pensione. Votando invece come stabilito dal Consiglio dei Ministri il 13 aprile, ovvero una settimana dopo, acquisiranno la pensione. " E poi si parla di voler fare l'election day per ridurre i costi della politica!"
MORALE DELLA FAVOLA 300.000.000 DI EURO PER QUESTA GENTE CHE DOPO POCHI MESI " DI DURO LAVORO INTELLETUALE" HA DIRITTO A PENSIONI DI PLATINO.I telegiornali e i giornali non ne parlano. solo internet permette di conoscere questa XXXX....date voi un nome."





Come commentare questo XXXX ? Non si trovano parole ! e dire che il consiglio dei ministri è lo stesso che ha
deciso in materia pensionistica "per riportare in equilibrio i conti della Previdenza Sociale:
Ma si sa che i beneficiari di tale sotterfugio  sono un numero non grande e quindi....si può fare !
Si sa anche che i possessori di grandi patrimoni ; i titolari di emolumenti stratosferici privati e pubblici  o di pensioni d'oro sono anch'essi parte di una porzione ridotta della popolazione e non sottoporla a sacrifici o a decurtazione di privilegi non incide sui correttivi  salva Italia e quindi.... si può fare !

giovedì 25 ottobre 2012

L'ETICA PUBBLICA E LE SUE REGOLE

 Gli antichi Greci parlavano di èthos (latino èthica) per indicare quella che oggi viene considerata la parte della filosofia che studia i problemi e i valori connessi all'agire umano, distinguendo tra il bene ed il male e, quindi, tra i comportamenti ritenuti moralmente corretti e quelli considerati invece sbagliati.

E' un concetto basilare riferito ad un tema così antico in quanto strettamente legato ai comportamenti dell'uomo. Ma se ci si dovesse imbarcare sull'astronave che porta sul pianeta della filosofia, si rischierebbe di entrare in un mondo di teorie particolarmente complesse, di dover percorrere un lungo e difficile cammino, fino ai Dialoghi di Platone e, tramite questi, al pensiero di Socrate, considerato il padre fondatore dell'etica.

Parlare di "maieutica socratica", o delle riflessioni di Platone (per fare il bene è necessario conoscerlo ricorrendo al dialogos, indispensabile per avere chiara l'idea suprema di Bene), o anche dell'Etica Nicomachea di Aristotele (che distingueva le virtù intellettuali, proprie dei filosofi, da quelle morali, dei cittadini), renderebbe l'analisi ardua e non facilmente comprensibile.

Lasciando il pianeta della filosofia ed impegnando il pensiero su una valutazione degli accadimenti attuali
la prima domanda che si è costretti a porsi è la seguente : Quale ruolo  giocano i valori sul piano istituzionale e normativo e quanto è presente nelle istituzioni quel particolare valore che si chiama Etica; nel caso specifico l'Etica Pubblica.
La risposta è, a dir poco, deludente!

Non è questione di morale personale quella di provare una forte indignazione di fronte al desolante panorama nazionale cui assiste in maniera sempre meno tollerante l'opinione pubblica.
La cesura causata da " Mani Pulite" quando la Magistratura fu costretta ad un ruolo di supplenza tutoria per riportare la vita pubblica entro dei binari più consoni al ruolo, aveva fatto ritenere che il punto più basso  in cui essa era precipitata fosse stato arginato e si fosse ripristinato un percorso diverso, coinvolgente tutti gli ambiti pubblici assieme al contesto generale.


Si era ritenuto anche  conseguenzialmente possibile  un ripristino dell'esercizio delle responsabilità che recuperasse le finalità ad esse connesse.  Tra queste la garanzia del bene supremo, quale maggiore  inquilino nella casa della "politica",in quanto legislatrice, con il  suo profilo direttivo ed architettonico al livello più alto, cui sono subordinate le regole, l'economia. ;  in definitiva posta al governo del fare ciò che è giusto fare e non fare ciò che giusto non è. Tutto questo per il benessere dell'individuo sia come singolarità che come popolo ed ancor più come nazione(riprendendo il concetto Aristotelico  di politica).

Così non è stato.

...E la legge morale dentro di me. Queste le due cose che, secondo il filosofo tedesco Emmanuel Kant, erano veramente degne di ammirazione. Un tema alquanto complesso, quello dell'etica, che nemmeno il pensatore di Königsberg, con il suo imperativo categorico - "Agisci in modo che la massima della tua azione possa valere come legge universale" - è riuscito a sviscerare fino in fondo.


Ci sono situazioni che coinvolgono l'etica pubblica che possono essere "alte" e complesse  ma che fatalmente nascono dall'interiorità dell'uomo e pertanto influenzate o determinate dallo spessore di quella interiorità che
è capace di dettare le sue regole che giustifichino il nuovo "giusto" ed i comportamenti conseguenziali.

Ciò che si manifesta ormai da lungo tempo nella vita pubblica e privata  deve essere attribuito all'antropologia di un intero paese ?
Occorreva il governo dei "tecnici" ed il lavoro della Magistratura per prendere coscienza di quanto avveniva in maniera così eclatante e diffusa?

La reprimenda della Ministra Severino riferita al " lucrare sul denaro pubblico, mentre ai cittadini vengono chiesti sacrifici di una gravità inaudita" mette in evidenza, se ce ne fosse bisogno, la necessità di un cambiamento radicale in coloro che scelgono di fare politica e ritornare a considerare che quella è una scelta di servizio e non una scelta di potere e di arricchimento personale.
Non passa giorno che i media informino di un nuovo caso riguardante il cattivo uso di posizioni di responsabilità pubblica , di appropriazioni indebite , di concussioni e quant'altro.
Perchè da decenni non è possibile uscire dalle emergenze che coinvolgono la morale e l'etica pubblica ?


I partiti ,convitati di pietra ,sono scandalizzati  e gridano al tradimento ! ma come possono chiamarsi fuori quando i "reprobi" ne sono parte integrante e sono supportati da regole che facilitano i loro comportamenti.
In vista delle elezioni  sono impegnati nel solito teatrino propagandistico delle buone intenzioni ed attenzione verso i nodi da sciogliere e fino ad oggi mai risolti.
Rifiutano di convenire che il nuovo non è tale se nasce dalla rielaborazione manipolata del vecchio e che non è più accettabile.









sabato 20 ottobre 2012

QUALE DEMOCRAZIA TRA CAPITALISMO E SOCIALISMO


Mesi di silenzio,senza scrivere alcunchè,spettatore insignificante ed ininfluente di importanti trasformazioni e
provvedimenti che hanno dato corpo ai dubbi circa il rischio che l'azione di governo dei "tecnici di necessità" avrebbe agito anche sul piano dei valori ; infatti  essa si è rivelata, nei fatti, orfana di quel valore fondamentale in democrazia che si chiama "Equità".
Era facile prevedere o temere l'apertura di spazi normativi dentro i quali i valori preminenti sarebbero stati quelli coerenti con la visione ispiratrice di comportamenti economici  e dei  provvedimenti posti in essere.


L'analisi di Schumpeter pose l'accento sullo stretto legame e le interazioni tra Politica ed Economia per volgere lo sguardo sul versante del sistema sociale che ne è influenzato.
Quello fu un passo in avanti sul come si può concepire la "Democrazia" rivista nel suo aspetto competitivo e come essa sia analoga al mercato economico.

Non è mia intenzione portare il discorso sull'analogia tra mercato economico ed arena politica democratica i cui meccanismi di "offerta" e di "risposta" intesi come indirizzo di scelte in un campo di alternative possano portare ad una alternativa vincente,ma sugli effetti che da queste alternative vincenti  possono ricadere sul tessuto sociale e sulla essenza stessa di democrazia, posto che le scelte dovrebbero anzitutto corrispondere alle aspettative di un massimo possibile in beni collettivi gestiti dalla mano pubblica.


Questo "corrispettivo" però deve tener in conto che pur essendo la mano pubblica  elemento indispensabile di ogni struttura sociale e per questo essere finanziata, si deve anche porre delle domande cui devono seguire delle risposte su :
- la quantità di finanza;
- la quantità di spesa pubblica;
- la quantità di imposizione fiscale;
- la tipologia delle imposte;
- verso quali strati sociali essere più incisiva.

E' questo il dilemma del nostro tempo! tempo nel quale e prevedibilmente il ruolo delle ideologie potrà prendere vigore e riporre l'accento su alcuni aspetti  che riguardano la Democrazia.
Questo è il grande rischio.
Perchè ? Perchè questo è un tempo nel quale si assiste ad una fase del "liberalismo" ormai degenerato in un "neo liberismo" prettamente capitalista, artefice della finanza creativa, generatrice della più grande crisi del
dopo-guerra,  esaltante un "mercato" nel quale prevale il più forte e senza alcuno scrupolo e che considera l'uomo nella sua individualità e dignità elemento secondario e di disturbo.
L'uomo che, proprio nell'ideale "liberale",era destinato all'autorealizzazione (essa stessa connessa alla economia di mercato) attraverso l'affermarsi della meritocrazia.


Lo stesso Croce dibattè sul rispetto delle libertà economiche differenziate però dalle libertà civili cui attribuì rango nettamente superiore e nel rispetto delle altrui libertà che non devono essere sopraffatte in nome del mercato.

Questo significa, in definitva :
- Come realizzare una riduzione delle diseguaglianze economiche e senza contraccolpi  in chiave di libertà      economiche;
- con quali mezzi raggiungere questo obiettivo verificando la compatibilità con la libertà economica e politica;
- come gestire i problemi, inevitabili, in materia di investimenti, occupazione e quindi di crescita economica.

Dilemmi, questi, che attraversano in maniera ormai lacerante il tessuto sociale e sono il tema delle contrapposizioni tra chi governa, le opposizioni e le piazze nelle democrazie occidentali.

La visione Socialdemocratica contro la visione Neoliberista.

I pro ed i contro una visione europeista ed una cessione di porzioni di  sovranità nazionale da sacrificare ad un progetto gestito non più dalla politica  ma dalla finanza e totalmente condizionato dai mercati  quindi palesemente svuotato di quei valori ideali che avevano costituito le sue fondamenta.