E
forse il fondo non è ancora stato toccato!Si è rivelata appieno la incapacità
di declinazione dei doveri di cui sono titolari coloro che, con il
pensiero e con l'agire, dovrebbero invece essere artefici di una azione
politica responsabile ed avente come fine primario l'interesse generale del
Paese.
E’
un problema che richiama l’antropologia democratica e riguarda la
posizione dell’individuo nella politica oltre che una questione di “visioni”, di questa e degli interessi in gioco.
Circa
questi ultimi mi torna alla mente quella che fu una
classificazione data da E.-J.Sieyès :
Quello in forza del quale i cittadini si riuniscono, dando con questo l’esatta sua estensione quale interesse comune; quello in forza del quale un cittadino si associa soltanto con alcuni aventi lo stesso interesse , quindi quale interesse di parte, ed infine quello personale,isolato ed egoistico; quest’ultimo riguarda ciascun cittadino ed avendo il carattere della diversità risulta neutro .
Quello in forza del quale i cittadini si riuniscono, dando con questo l’esatta sua estensione quale interesse comune; quello in forza del quale un cittadino si associa soltanto con alcuni aventi lo stesso interesse , quindi quale interesse di parte, ed infine quello personale,isolato ed egoistico; quest’ultimo riguarda ciascun cittadino ed avendo il carattere della diversità risulta neutro .
Il
caso nel quale un cittadino associa il suo interesse soltanto con alcuni dei consociati , favorendo una concertazione ed il legarsi
tra loro , ispirando progetti che poco hanno a che vedere con
l’interesse pubblico, è quello evidentemente il più pericoloso per la democrazia.
La storia recente da conto di questa verità.
Le dinamiche
politiche e funzionali dei sistemi partitici illuminano ( sembra non molti )
sulla dicotomia che si sta sviluppando nel sistema partitico complessivo a
causa di un particolare metodo di ingegneria elettorale in determinate aree politiche ( la
chiamerei della frazionalizzazione) che
ha determinato nella medesima arena la nascita di un “elective party system” ,
ai fini elettorali , cui corrisponderebbe un “parliametary party” nei quali il primo si misura in voti popolari
ed il secondo in seggi aggregati di area : in conclusione un sistema
competitivo drogato e finalizzato alla conquista del potere.
Ho
trascorso parecchi mesi , come affacciato ad una finestra , assistendo insofferente alle dinamiche politiche che si sono sviluppate a seguito del risultato elettorale ultimo ; risultato dal quale han preso corpo le suggestioni
della democrazia diretta ed ha visto il loro irrompere
prepotentemente nello schema della
democrazia rappresentativa ,rivendicando a movimenti e gruppi con pretesa di gestione anti sistema , la sovranità nei confronti degli organi esecutivo e legislativo.
Questo perché gli attuali momenti di tensione economica e sociale hanno messo a nudo la incapacità della democrazia rappresentativa di suscitare ed assicurare una spinta emotiva psico-affettiva della partecipazione politica che comprende il bisogno di gratificazioni,di solidarietà e di ascolto e quel che più conta, di risposte concrete ed immediate.
Ma quale risposta può arrivare da una classe politica la cui vocazione appare evidente essere quella della manipolazione e della ricerca del proprio profitto anzi che quella del praticare lo spirito di servizio nei confronti della comunità cui appartengono. Ne sono riprova gli scandali sempre più frequentemente coinvolgenti l'"omo politicus."
Questo perché gli attuali momenti di tensione economica e sociale hanno messo a nudo la incapacità della democrazia rappresentativa di suscitare ed assicurare una spinta emotiva psico-affettiva della partecipazione politica che comprende il bisogno di gratificazioni,di solidarietà e di ascolto e quel che più conta, di risposte concrete ed immediate.
Ma quale risposta può arrivare da una classe politica la cui vocazione appare evidente essere quella della manipolazione e della ricerca del proprio profitto anzi che quella del praticare lo spirito di servizio nei confronti della comunità cui appartengono. Ne sono riprova gli scandali sempre più frequentemente coinvolgenti l'"omo politicus."
Quello
attuale è il momento di una grande transizione critica dove entrano in gioco,
oltre agli interessi, anche i miti ritenuti appaganti e risolutivi perché tendono
a dare un senso alla esistenza allo interno di uno scenario nel quale i punti di riferimento che agevolano e orientano la quotidianità
delle persone sono destabilizzati se non
addirittura delegittimati.
I
primi di marzo pubblicai dei post ove si confidava che il “vento del cambiamento”potesse avviare
quella catarsi nella coscienza politica con un suo ritorno alla realtà ed una
contestuale palingenesi in grado di
restituire ai partiti in quanto tali una purezza riformatrice.
Sembra
invece che quel vento abbia messo nella zolla del terreno della politica il
“seme dell’anarchia”.
La comparsa di nuovi meneur de foules che abilmente utilizzano l'energia libera e potenzialmente eversiva della massa; agitando scontenti e disperati senza prospettiva di futuro, condisce il panorama mediatico mentre nel "Palazzo" la fantasia di pseudo saggi legislatori partorisce pseudo soluzioni ed acronimi per mascherare ciò che dovrebbe essere modificato ma che nella sostanza è rimasto tal quale.
La comparsa di nuovi meneur de foules che abilmente utilizzano l'energia libera e potenzialmente eversiva della massa; agitando scontenti e disperati senza prospettiva di futuro, condisce il panorama mediatico mentre nel "Palazzo" la fantasia di pseudo saggi legislatori partorisce pseudo soluzioni ed acronimi per mascherare ciò che dovrebbe essere modificato ma che nella sostanza è rimasto tal quale.