I fermenti politici ed il dibattito, anche aspro,che stanno attraversando le società europee ed occidentali in generale,ma particolarmente quella italiana, riconducono ad antichi interrogativi sul concetto di democrazia e sull'irrisolto suo rapporto con il pensiero liberale.
Specie nei momenti di crisi economica e di derive liberiste, figlie della globalizzazione,il giudizio pesa sulle risorse spendibili per il finanziamento delle spese sociali; quelle spese che sono proprie di una equilibrata convivenza civile all'interno di uno Stato.
L'interrogativo principale trova la sua ragione di esser posto, quantomeno da una certa corrente di pensiero, su quali siano state, siano e saranno le finalità ultime di uno Stato in democrazia.
Uno Stato che, con le garanzie costituzionali, tende a favorire e tutelare le libertà individuali e nei "gruppi" e che è possibile definire come"libertà nello Stato" ma che con i meccanismi della democrazia rappresentativa riesce a tutelare anche le così dette " libertà dallo Stato".
E' proprio in quest'ultimo aspetto che si coglie il senso dell'ideologia liberale, che intende porre dei limiti ai poteri di quella Istituzione nei confronti delle libertà individuali tutelate all'interno di essa.
Sappiamo che il liberalismo è probabilmente la dottrina che ha più influenzato la concezione moderna della
democrazia: si parla infatti di "liberaldemocrazia" in modo generico per indicare una moderna democrazia che
non sia basata esclusivamente sulla volontà della maggioranza ma - anche e soprattutto - sul rispetto delle minoranze.
Una idea che pare l'unica sopravvissuta alle macerie ideologiche del novecento e che si proietta con forza nel terzo millennio, ponendo le sue grandi questioni che riguardano i rapporti tra "libertà" e "responsabilità"; tra "diritto" e "dovere" ; tra scelte individuali e collettive ; tra "potere" e "legge".
E' proprio il porre queste questioni che contiene in se un interrogativo sulla democrazia, sul come sarà e quale sarà il suo rapporto con il liberalismo nel prossimo futuro.
Illustri politologi hanno formulato le loro diagnosi sulla base di un interrogativo sul come considerare il liberalismo rispetto alla democrazia : un "prius" od un "posterius" ?
Prevarrà la concezione Lockiana del liberalismo che, fuori dai suoi confini anglosassoni, ha prodotto la prima democrazia dell'era moderna , oppure quella che fa riferimento al razionalismo democratico di Rousseau che ha influenzato, non poco,, le nascenti democrazie del continente europeo?
Quello che è generalmente riconosciuto è che, se per un verso la Democrazia ha bisogno del Liberalismo per individuare un confine che ne legittimi la sua teoria, per altro verso il Liberalismo ha bisogno della Democrazia per rendere più ampia la sfera dei diritti civili, politici e sociali.
La necessità di ampliare la sfera dei diritti fondamentali peccato che sia reclamata da un ideal-typ di liberalismo costituito nella
sostanza da quella affermazione per la quale " la società, intesa come
intero ordine sociale, con l'eccezione dello Stato, debba in generale
guidarsi da se ": Le monde va de lui-meme!
Una riedizione moderna di quel "laissez faire, laissez passer" di De Gournayana memoria.
L'Italia,o meglio la sua politica che nei decorsi decenni si è fortemente impegnata nella ricerca del consenso, assecondando gli interessi anche bassi di determinate categorie e le passioni anche torbide della massa, è protagonista (finalmente) di un dibattito acceso su come e da quale "agenda" si possa e si debba essere pilotati verso un progressivo ma deciso cambio di rotta.Un cambiamento che ponga in sicurezza il Paese dal rischio letale che il potere statuale venga utilizzato da chiunque ambisca alla sua conquista per sfruttarlo a suoi fini particolari.
Credo non sia tanto in discussione ciò che la teoria democratica contiene in se e cioè quella idea di eguaglianza che è alla base della nostra storia recente ed in generale di quella occidentale, quanto la sua elaborazione interpretativa che ne determina due diversi orizzonti di senso; due paradigmi contrapposti.
Anche se il liberalismo ha contribuito a definire la concezione moderna di società, intesa come somma ed
espressione delle varietà e singolarità umane concernenti tanto l'ambito spirituale quanto la sfera materiale, rimane da rivisitarne l'aspetto morale ed il concetto stesso di eguaglianza.
Non è difficile da capire che laddove l'eguaglianza coinvolga l'aspetto morale, eredità che va dal cristianesimo all'illumnismo, nella pari dignità e nella considerazione rispettosa di ogni singolarità,da essso non possa essere disgiunto l'aspetto sociale che ne è parte integrante.
L'idea liberale nella sua particolare visione di eguaglianza, per evitare il rischio di doversi confrontare con una diseguaglianza morale ed una effettiva cancellazione della dignità delle persone come singolarità e di intere classi, propugna una generica eguaglianza sociale essa stessa generatrice di diseguaglianze sostanziali.
Quanto, in questo anno di governo dei tecnici è stato fatto,nella sua eccessiva sottolineatura liberale della libertà individuale ha completamente trascurato di considerare prioritario il primato dell'eguaglianza morale delle persone ,sia come singoli che come gruppi sociali.
Non sarà facile governare due aspetti caratterizzanti ; ciò che la teoria democratica reclama : l'eguaglianza e ciò che invece reclama il liberalismo : la libertà.
Il relativo travaglio sta tutto nella loro armonizzazione, posto che ci sono "libertà che esorbitano dalla sensibilità della democrazia così come ci sono eguaglianze che non sono apprezzate dal liberalismo" (Sartori)
Quel che appare evidente è che se , come afferma l'idea liberale, la democrazia moderna è portatrice e caratterizza un conformismo di massa con i suoi aspetti burocratici e con una visione dello Stato come supremo elargitore,tendendo a non considerare prioritario l'individualismo , essa sola è in grado di regolare una società civile economicamente e socialmente sempre più complessa, rispettosa dell'individuo nella sua libertà morale e intellettuale ed a prevedere l'estensione dei diritti individuali a tutti i membri della comunità; queste sono in definitiva le premesse ideali del liberalismo classico!
Questo Paese, al di la delle alchimie partitiche, "merita di avere la libertà di poter dare il meglio di se; di consentire a tutti di godere il massimo della equità possibile;di beneficiare di pari opportunità per costruirsi una vita dignitosa; sentirsi parte attiva di una comunità ed una democrazia vitali ; protetti contro i rischi più gravi che l'esistenza può comportare; godere correttemente dei beni sociali quali la sanità, l'istruzione,la giustizia e la sicurezza".
Nei prossimi mesi il Paese, i cittadini, decideranno , con il loro voto, quale sarà il loro destino e la Politica che vorrano.
Quì il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato Democrazia.
Quì ad Atene noi facciamo così.
Le
leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute
private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando
un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri,
chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una
ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Quì ad Atene noi facciamo così.
La
libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non
siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro
prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un
cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle
proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici
affari per risolvere le sue questioni private.
Quì ad Atene noi facciamo così.
Ci
è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato
anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo
proteggere coloro che ricevono offesa.
E
ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che
risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è
buon senso.
Quì ad Atene noi facciamo così.
Un
uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo,
ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una
politica, beh tutti quì ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Quì ad Atene noi facciamo così.
Noi non consideriamo la discussione come ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma che la libertà sia solo il frutto del valore.
Quì ad Atene noi facciamo così.
Insomma , io proclamo che Atene è la scuola dell'Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sè una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.
Quì ad Atene facciamo così.
( Pericle Discorso agli Ateniesi , 461 a.c. )
Ma questa è stata definita la Democrazia degli antichi !
Trasformazioni in atto nella Società e come la Politica,con le sue azioni,le influenza.
Politica e Valori

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