E',anzitutto, la medesima crisi economica che ha investito l'Europa e possiamo ben dire il sistema occidentale nel suo complesso.
Appare chiaro però che ciascuna di queste dimensioni ha affrontato o sta affrontando il problema, non da poco, con approcci diversi, in relazione anche al pensiero politico sistemico che ,forse soltanto in Italia,si manifesta con una vera e propria lottizzazione politica della società , in una sorta di "affresco feudale", del quale ho fatto cenno in altro post relativo ad alcuni aspetti antropologici che ci riguardano come italiani.
In questa realtà la politica si è dimostrata incapace di proporre una visione reale ed organica di quale futuro porre all'orizzonte del suo operare ,perchè ormai carente di un pensiero filosofico che ne illumini il percorso tra l'altro fortemente condizionato da una oscura deriva con grande capacità di catturare un immaginario collettivo ormai impoverito di stimoli culturali ed etici fino ad arrivare ad una accettazione sociale della bugia, anche quella che si manifesta senza alcun rispetto della coerenza cui la classe politica dovrebbe essere tenuta.
Lo intravediamo, lo sperimentiamo sulla nostra pelle ed in tutti gli aspetti della vita quotidiana quale sia il modello di vita che l'attuale e pare unico pensiero ci pone come nostro orizzonte.
Il modello di un certo tipo di sviluppo; quello del "produci, consuma e crepa"tanto caro al pensiero neo liberista di cui è testimone autorevole l'ultima e morente "governance" italiana a guida di "decision maker", epigoni nella sostanza di chi li ha preceduti e che è, anchessa , giunta alla fine del percorso concesso come utile per poter in seguito affermare di avere le mani "pulite" dei sacrifici" necessariamente"imposti ed il cuore vicino ai cittadini con i loro problemi esistenziali. Sfacciata ipocrisia!!
Quel pensiero che qualifica i cosiddetti "produttori di ricchezza" come "marea che innalza tanto lo yacht del miliardario quanto la barchetta del pescatore";curiosa visione di crescita ed interesse collettivo.
Si nasconde però che ,quella che viene spacciata come marea che "innalza",è anche qualcosa d'altro, cioè generatrice di un solco che può diventare tanto più profondo quanto più grande è l'ingiusta distribuzione della ricchezza.
Va da se che una società portatrice di tali disuguaglianze è una società destinata al declino ed alla disgregazione.Questo non sembra essere preoccupazione delle classi dirigenti del nostro paese o quanto meno di tanta parte di esse.
Le diseguaglianze e la crisi sociale, finalmente palesatisi in tutta la loro gravità, non sono serviti a molto poichè, sull'onda del disagio sociale,si sono riaccesi gli appetiti di gruppi di interesse particolari, fino ad oggi silenti e pronti a riprendere l'opera rimasta in quescenza per via della crisi dell'Euro e della possibilità di lasciare ad altri la paternità di decisioni a loro gradite tanto quanto sgradite alla massa elettorale.
Personalmente mi ha sorpreso non poco leggere della sfida lanciata da Daniel Haltaman, economista di prestigio, con la sua proposta di tassare ,negli USA ,la ricchezza e non il reddito per contribuire alla riduzione delle diseguaglianze, posto che è sul fronte dell'accumulazione diseguale della ricchezza che si scava quel solco.
E' una idea condivisibile anche se tassare determinati beni come espressione di ricchezza potrebbe essere ingiusto poichè la possibilità di acquistare un bene può anche essere frutto di rinunce verso altri tipi di consumi.
Una tassazione generale sulla ricchezza, realizzata tramite una modesta imposta proporzionale gravante su tutta la ricchezza personale, sarebbe molto più equa che una sequela di imposte su singoli beni.
In Italia,come in Europa,salvo l'eccezione francese, la sfida proposta va nella direzione opposta . la soluzione dei gravi problemi da risolvere era stata riposta nelle mani di un teem di "competenti" che ,in definitiva si è articolata con attegiamenti poco negoziali e pragmatici, da "problem solving men"e che ha portato come frutto la realizzazione di riforme che, purtroppo, sono andate ed andranno sempre più ad incidere sugli orizzonti esistenziali delle persone comuni e ad un annichilimento del ruolo sociale della mano pubblica ma esentando dal doveroso contributo al risanamento coloro per i quali tale contributo non sarebbe sacrificio insopportabile.
L'errore fatale,se di errore si può parlare : Il risanamento per mezzo della fiscalità generale,della finanza privata, considerata propedeutica ad una stabilità monetaria ad uso dei mercati speculativi e nessuna concreta azione e poco o nulla risorse a favore delle classi medie; della economia reale per evitarne la recessione.
Si è partiti con un attacco al sistema pensionistico che nella raltà dei fatti ha decretato per i giovani un destino senza tempo in una indefinita attesa di una disponibilità di posti di lavoro che non si potrà realizzare nemmeno con il decesso dei padri trasformatisi via via in nonni, impedendo loro a considerare fattibile una legittima progettualità per la costruzione di un nucleo familiare in un orizzonte futuribile.
Questo per dire che nemmeno un eventuale patto generazionale sarebbe ormai in grado di risolvere questo problema che ha le sue origini nella variabilità dei fattori che muovono l'economia in generale nelle sue fasi di crescita o di decrescita ; fattori che sono gli investimenti in innovazione, la gestione del capitale umano con i suoi diritti irrinunciabili, quindi la combinazione virtuosa e lungimirante di questi fattori, insieme ad altri da parte delle classi imprenditoriali e della classe politica.
La cronaca politica ci informa che il problema principale in Italia oggi è costituito dalla impossibilità di gestire un responsabile traghettamento del paese tra i flutti di una crisi ancora non risolta.
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