Mi è capitato, ogni qualvolta se ne parla ed anche con enfasi, di chiedermi a cosa ci rimanda l'espressione "il sogno americano"oltre alla sua connotazione quale orizzonte materiale e che, in definitiva, non ci appartiene essendo proprio di una realtà socio-politica differente e lontana dalla nostra.
Affascina comunque questa espressione che sottintende aspetti da recepire anche nel significato più alto.
L' indefinibile modello di una dimensione onirica ? Un mito, si potrebbe dire ed un costante punto di riferimento presente nell'immaginario collettivo occidentale.
Generato da un idem sentire in un rapporto duale tra individuo ed ambiente ricco di opportunità suì quali è stata costruita una grande democrazia ,sia pure con le sue grandi contraddizioni e le sue profonde diseguaglianze e con una vocazione imperiale,simboleggiata dalla architettura tardo imperiale romana dei suoi palazzi istituzionali e dal suo rapportarsi e collocarsi in ambito internazionale.
Una democrazia però che appare sempre più disposta a considerare l'ineguaglianza come naturale conseguenza delle capacità individuali e come necessario ed unico motore della crescita economica ,
anche se ciò significa la produzione di sempre maggiori marginalità sociali considerate come fisiologiche.
La nostra storia nazionale, con l'epopea risorgimentale ed unitaria, narra anch'essa di un sogno; di una opportunità ,tale per tanti che per tutto questo hanno sacrificato le loro vite, donato il loro sangue quale concime di un seme; potenziale e formidabile collante di una complementarietà, ancorchè complessa , in un comune sentire di una nascente nazione.
Un parallelo certamente poco sostenibile per dimensioni ed individualità storica. La nostra italianità con le radici millenarie della popolazione che la compone e che pare abbia percorso un cammino senza un sogno ed ancor oggi poco consapevole della propria identità.
Mi torna inevitabilmente alla mente la storica e controversa frase del Metternich : l'Italia è soltanto una espressione geografica. Che avesse ragione ? Spero ardentemente di no!
Affascina comunque questa espressione che sottintende aspetti da recepire anche nel significato più alto.
L' indefinibile modello di una dimensione onirica ? Un mito, si potrebbe dire ed un costante punto di riferimento presente nell'immaginario collettivo occidentale.
Generato da un idem sentire in un rapporto duale tra individuo ed ambiente ricco di opportunità suì quali è stata costruita una grande democrazia ,sia pure con le sue grandi contraddizioni e le sue profonde diseguaglianze e con una vocazione imperiale,simboleggiata dalla architettura tardo imperiale romana dei suoi palazzi istituzionali e dal suo rapportarsi e collocarsi in ambito internazionale.
Una democrazia però che appare sempre più disposta a considerare l'ineguaglianza come naturale conseguenza delle capacità individuali e come necessario ed unico motore della crescita economica ,
anche se ciò significa la produzione di sempre maggiori marginalità sociali considerate come fisiologiche.
La nostra storia nazionale, con l'epopea risorgimentale ed unitaria, narra anch'essa di un sogno; di una opportunità ,tale per tanti che per tutto questo hanno sacrificato le loro vite, donato il loro sangue quale concime di un seme; potenziale e formidabile collante di una complementarietà, ancorchè complessa , in un comune sentire di una nascente nazione.
Un parallelo certamente poco sostenibile per dimensioni ed individualità storica. La nostra italianità con le radici millenarie della popolazione che la compone e che pare abbia percorso un cammino senza un sogno ed ancor oggi poco consapevole della propria identità.
Mi torna inevitabilmente alla mente la storica e controversa frase del Metternich : l'Italia è soltanto una espressione geografica. Che avesse ragione ? Spero ardentemente di no!
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