Mi son chiesto se una certa pigrizia mentale, che riguarda la maggioranza di noi,stia lasciando passare inosservata una cesura che, alla fine,si rivelerà epocale e che inciderà in maniera profonda senza che ci si sia misurati con la formulazione di un giudizio prognostico.
Quella attuale è una semplice crisi ciclica o la fine di una intera epoca? Una domanda che appare pertinente se si pone l'attenzione sullo scenario nazionale ed internazionale degli ultimi anni; si può convenire che sia l'Italia che l'Europa, specie quella comunitaria, stiano realizzando un profondo mutamento nei propri assetti economici e sociali e stiano dando vita ad una nuova ed imprevedibile epoca che deve nascere dalle ceneri degli entusiasmi ricostruttivi post bellici e dalla condivisibilità della voglia di sviluppo e benessere collettivo.
Ciò che questa cesura mostrerà dipende dall'esito di quel conflitto innescato da chi pone al centro del comportamento umano la soddisfazione di bisogni e la tutela di interessi, di cui ciascuno è portatore, incardinati però in una visione dei meccanismi necessari all'economia volti all'arricchimento a tutti i costi e senza alcun riguardo ai bisogni ed agli interessi degli altri.
Il lessico attuale sta ancora ruotando attorno alle classiche categorie di pensiero ottocentesco e primo novecentesco del "liberalismo" del "socialismo" del "mercato" e del "welfare" ed infine del "parlamentarismo" e della "democrazia".
Ma io credo che il lessico dovrebbe cambiare radicalmente ed andare ben oltre quelle categorie posto che le dinamiche che si stanno innescando lo hanno già nei fatti cambiato.
Perchè non cimentarsi in una realistica definizione e periodizzazione dello stato attuale con le sue asimmetrie.che disaggregano sul piano cronologico le esperienze e le conquiste sociali che si pensava fossero irreversibili ed irrinunciabili e che
anzi dovessero servire per colmare di nuove aspettative e di nuovi orizzonti di senso quel contenitore vuoto che è il nostro futuro.
Quella che si profila invece è una diversa ed articolata visione del mondo nella quale :conoscenze scientifiche, tecnologie e strutture economiche efficienti,volte alla massimizzazione della produttività del lavoro,hanno smarrito la loro originaria funzione di strumento di progresso avente come destinatario finale l'uomo con i suoi bisogni e che appaiono, invece, rivolte al suo progressivo annichilimento.
Una visione a monte della quale si accampa quel compiuto processo di disincanto definito da M.Weber come regolatore della vita sociale,nella quale l'idea del "giusto" del "buono" e del "vero" non è più il fondamento di una progettazione finalistica ad essa collegata.
Quella che si intravede è una vita sociale intrappolata in un tempo indefinito dal punto di vista cronologico (proprio a causa di quella cesura) ma senza più visioni ne valori ed inclusa in uno spazio quantitativo e trasformata in elemento oggettivo di una esistenza deteriorata e non libertaria : "Trasformati in macchine viventi che non vivono ma sono vissute, che non pensano ma sono pensate",mosse da forze anonime che sono dentro e fuori di esse.
Uno spazio dentro il quale i valori ( e da un altro punto di vista i disvalori) che ispirano quella visione nei suoi comportamenti economici altro non sono che desideri che, nell'aspetto motivazionale, non possono essere definiti "bisogni" ma desiderio di arricchimento a qualsiasi costo ed a discapito degli altri ma nobilitato come "missione".
Fin quì lo sfogo, chiamiamolo pure, di filosofia spicciola come può essere quella di un comune cittadino che vorrebbe andare "dentro " a quanto sta maturando in questo momento.
Tralasciando, per il momento, quello che il panorama globale offre ad una analisi macro, mi sento di fare un passo "oltre", focalizzando l'attenzione e la ricerca di risposte sulla situazione italiana; alla politica in generale ed ai partiti in particolare che mi appaiono, senza offesa, i grandi professionisti dell'opera dei pupi.
Non ci vuole molto per rendersi conto che quella di fronte alla quale il paese assiste disorientato e sfiduciato è la vendita di un prodotto: l'interesse del Paese Italia imbellettato di "bene comune" di fronte al quale i partiti hanno fatto il grande e generoso "passo indietro".
Argomentazioni queste che malamente mascherano una evidente ed astuta tattica del tirarsi fuori dal dover o saper prendere delle decisioni difficili , potendone così attribuire la responsabilità ai non politici di partito e cioè ai "tecnici di necessità" e rimanendo nel contempo,in un versante, paladini di interessi particolari da tutelare e da difendere, e nell'altro, compartecipi responsabili di una rinuncia che maschera una incapacità di formulare una iniziativa politica e programmatica alternativa ed efficace.
Trasformazioni in atto nella Società e come la Politica,con le sue azioni,le influenza.
Politica e Valori

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