Benjamin Constant affermava che la “Libertà” consistesse nella partecipazione attiva e costante alle decisioni che investono la sfera pubblica, cioè il potere sociale di tutti i cittadini di una medesima patria. Questo era il“fine “ insito in quel concetto nella “POLIS” greca.
La definiva come “libertà degli antichi” : Una gestione collettiva della sovranità che assoggettava alla comunità l’individuo e le sue attività private. Senza alcuna distinzione nel pubblico.
Un modo di partecipare alla sovranità nazionale divenuto oggi una vana e vuota astrazione.
Ma noi le definiamo,come nell'analisi Constantiana ,“le libertà dei moderni”.
Un concetto composito, nel quale le libertà si articolano nell’aspetto negativo (libertà dallo Stato) e positivo (libertà nello Stato) oltre a quelle nelle formazioni sociali; così dicono i testi di eminenti costituzionalisti.
Ma se il concetto di libertà presuppone una relazione con una entità altra che è anche lo Stato, questa relazione si può manifestare in una pretesa nei confronti di pubblici poteri, quando questi tengono un comportamento omissivo o sordo alle istanze.
Questo fa parte di quelli che vengono definiti “ i diritti sociali”,che completano il quadro delle libertà che prima citavo e che alla pretesa verso un comportamento omissivo,accompagnano anche il diritto ad un comportamento attivo e cioè l’effettiva partecipazione dei singoli o di essi nelle formazioni sociali ai processi mediante i quali si definiscono le scelte di carattere economico e sociale che possono riguardare una determinata entità territoriale.
Se è vero che l'ascolto dei cittadini e delle comunità è parte integrante dello sviluppo di un territorio,bisognerebbe chiedersi con onestà intellettuale quanto sia stato realmente messo in campo di quei processi che consentono di esplicare l'intelligenza collettiva come parte integrante dei quadri di conoscenza;quadri necessari per una gestione realmente partecipata di taluni progetti la cui ricaduta sociale, culturale ed ambientale è tutta da dimostrare; per non parlare poi di quella economica, già ampiamente contestata.
Ora bisogna pur porre l’accento sul significato di territorio e di collettività stanziale, viste nel loro significato antropologico ed economico, poiché non v’è dubbio che un territorio costituisca il centro di riferimento degli interessi della comunità che in esso trova la sua localizzazione e che questi interessi facciano riferimento ad una specifica vocazione economica ed a delle tendenziali linee di sviluppo che possono anche essere intese come di sviluppo sostenibile.
Tutti sappiamo che tra i diritti sociali vi è anche quello alla integrità e salubrità dell’ambiente e che la Costituzione, con una norma specifica ,tutela;
il paesaggio ed il patrimonio (intendendo in tutto questo : Natura , Storia ed Arte.
Son partito dalla Polis greca per giungere alla Valle di Susa; un bel viaggio nel tempo e nello spazio!
Come c’entra la “politica” in tutto questo ? Leggevo che nella patria delle libertà la “Demarche grand chantier”, divenuta norma , prevede che , fin dai preliminari di qualsiasi grande opera ,le risorse imprenditoriali e di lavoro impiegate siano quelle delle comunità locali ed una “enquete publique” ( consultazione pubblica sul progetto) coinvolga “ab initio” le realtà locali , politiche e non ,per ottenerne informazioni pareri ed alla fine consenso. Non mi pare poco.Ma è forse soltanto questione o di sensibilità o di intelligenza politica.
Trasformazioni in atto nella Società e come la Politica,con le sue azioni,le influenza.
Politica e Valori

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