Politica e Valori



La repubblica,nell'antichità, aveva due grandi collanti: la religiosità, fonte di tutte le certezze, attraverso soprattutto quegli augures che erano i buoni auspici degli Dei nei confronti delle scelte della polis, e i valori – ciò a cui dovevano aspirare le persone dabbene (probri): rem (le sostanze), fides (il credito), honos (gli onori legati al ruolo specialmente politico), gratia (il favore, la “gloria”). Tutto questo assicurava "la dignitas": una tensione verso l’alto coinvolgente, attraverso i mezzi di comunicazione dell’epoca, per la formazione di un’unica comunità che tendeva verso l’alto grazie al ruolo dell’esempio virtuoso.( da: Il Politico.it)

giovedì 16 febbraio 2012

CORTOCIRCUITO DELLA DEMOCRAZIA ?

Non è facile dare un significato politico a quanto si sta sviluppando sia nei processi economici e sociali, che nelle misure che i governi,specie in Europa,si apprestano o hanno iniziato già a mettere in campo, in risposta alle bocciature dei"debiti sovrani"da parte delle cosiddette Società di rating.


Già il fatto stesso che queste Società private e pagate da terzi abbiano il potere di dare le pagelle alle strutture statuali,come se fossero delle imprese private,la dice lunga sulla loro natura e sulla loro indipendenza ed obiettività.

Ho già avuto modo di commentare sull'arroganza di questi "organismi" che operano con una tattica da cecchinaggio e che utilizzano le lettere dell'alfabeto a mo di proiettili che colpiscono,quando meglio credono,il cuore delle economie e la credibilità di interi Stati.



Tutto dipenderebbe dallo strapotere del "Mercato" che in molti teorizzano faccia le sue scelte in base all'elemento "fiducia", generata dalla "stabilità", a sua volta garantita dal "rigore" della gestione governativa e dallo stile di vita dei cittadini di ciascun Stato.
Questa prospettiva, che mette su un piano prioritario la misura della certezza della solvibilità,cozza fortemente con la essenza stessa del soggetto "Stato" e delle sue dinamiche economico-sociali.

Sbaglia chi teorizza che possa essere gestito come una grande Impresa, poichè in Esso trovano la loro sede espressiva ed attuativa una molteplicità di"valori"che riguardano tutti gli aspetti del vivere civile, dall'economico al sociale; e quei valori sono l'essenza stessa della Democrazia.
Le dinamiche d’impresa svolgono la loro azione in un contesto privatistico nel quale il valore preminente è il profitto.


Uno Stato,per sua natura,necessita e non possono essere disconosciuti,di meccanismi ed elasticità temporali idonei a svolgere la loro funzione primaria che è quella di tutelare il benessere della collettività e sopperire ai suoi bisogni sociali.

Dunque viene di domandarsi come è possibile che accada quello che sta accadendo.


E' chiaro che un intero continente è sotto attacco.
Viene da chiedersi perciò : quale sarà il prezzo ultimo delle decisioni strategiche che stanno incidendo profondamente sul suo futuro ?

Oltre che constatare il disconoscimento di fatto e quindi la messa in crisi delle sovranità degli Stati Nazione e del loro assetto democratico, occorre anche prendere coscienza di come queste "strategie" stiano, in maniera scientifica e decisa,dando il colpo di grazia a quella ideologia che ha avuto la dignità ed il benessere dell'uomo al centro del suo dibattito culturale e politico e di tutte le azioni di governo da esso ispirate.
Una strategia abilmente mascherata,come ho paventato in altro post,come necessitas" di una azione tecnocratica avente come caposaldo la”competenza”da mettere in campo sul piano economico ma che surrettiziamente investe il campo dei valori di uno Stato di diritto e democratico.

L'anomalia :

*La incapacità e la rinuncia dei partiti alla loro funzione di governo della rappresentanza loro delegata dal voto popolare, specie in un momento di acuta crisi;


*L'innesto anomalo di un esecutivo tecnico (in apparenza) in una dimensione di vero e proprio "potere degli esperti" e di dictator rei gerendae causa;

In conclusione :

Un definitivo trionfo di una ideologia liberista della gestione degli Stati,avviata con le "deregulations" Reaganiane e Thatcheriane e la definitiva messa in soffitta delle politiche Keynesiane.


Quello che sta sconvolgendo la Grecia ed il suo tessuto sociale dovrebbe accendere un vero e proprio dibattito europeo sul futuro di una Europa che appare sempre più lontana dalla visione dei suoi padri fondatori e dalle illusioni di tanti che, come me, hanno condiviso intimamente una idea ,forse ingenuamente romantica ,di un possibile percorso unitario dei popoli di questo nostro continente che si sono combattuti con lunghi e feroci conflitti.

Quella soluzione, frutto di lungimiranza di uomini di alto spessore politico come Altiero Spinelli e Ernesto Rossi ( con il loro manifesto di Ventotene); Robert Schumann( con la dichiarazione che porta il suo nome); Konrad Adenauer ed Alcide De Gasperi fu concepita allo scopo di porre un argine insormontabile alle possibili future conflittualità tra Stati il cui lascito aveva significato macerie e milioni di morti in Europa e non solo.


Quel disegno doveva significare il contributo che una Europa organizzata e vitale avrebbe apportato alla civiltà.
Una Europa sorta da realizzazioni concrete generatrici di una solidarietà di fatto e frutto di un,sia pur lungo, processo storico e di uno sviluppo spirituale condiviso.

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