Tutti sanno che la Costituzione Italianafu il frutto di un patto; di un compromesso politico tra le culture Liberale,Cattolica e Socialista. Come le altre Costituzioni novecentesche Essa non si limitò a sancire i diritti inalienabili dei cittadini ed a delineare le strutture istituzionali dello Stato Italiano ma assunse, nel suo impianto, i cosiddetti diritti sociali (diritto al lavoro, all'istruzione,all'assistenza ed alla garanzia di eguali possibilità di promozione sociale per tutti i cittadini).
Un compromesso politico certamente sul piano dei diritti democratici quali la libertà, sia individuale che collettiva, ed i limiti invalicabili della autorità statale riguardo agli spazi aperti all'azione dei cittadini e dei soggetti sociali.
Un compromesso costituzionale poi e di ampio respiro culturale e politico dal quale far emergere un modello capace di coniugare la democraticità con la socialità, dando così vita ad uno Stato nel quale non ci doveva essere alcun condizionamento all'effettiva dialettica parlamentare che consentisse di giungere alla "decisione" attraverso la "discussione".
Peccato che la classe politica,designata alla guida dello Stato,abbia da quel momento disatteso quel modello di governance e generato quel peccato originale della Repubblica e cioè la frattura tra modello costituzionale ed assetto governante,perdurante fino ai giorni nostri e con alterne vicende ed ulteriori compromessi più o meno storici.
Un Parlamento divenuto luogo di scontro tra i partiti piuttosto che sede di confronto di "eletti" del popolo dotati di un mandato di rappresentanza,una volta diretto e specifico.
Sarebbe lungo sviluppare attraverso le varie chiavi epistemologiche l'analisi di un percorso caratterizzato da profonde anomalie del sistema politico nostrano, fino a giungere all'attuale situazione che vede rivisitare in modo regressivo le componenti valoriali di quell'originario e fondante Patto.
Insomma la verità che si percepisce, al di là dell'oggettivo disastro accumulato dalla classe politica alternatasi al governo del Paese ed a cui bisogna rimediare,è che un un ordinamento che si ispira al liberismo economico non può che agire ignorando le domande di strati della società che siano in contrasto con il suo pensiero. E la Costituzione italiana lo si capisce benissimo è una Costituzione per sua natura anticapitalistica.
Occorre tener in conto che l'elemento di equilibrio di quel trinomio fondante che
è costituito proprio dal "socialismo"per una economia possibile prevede in se,come elemento escludente ante litteram,l'accumulazione e la predazione capitalistica da chiunque gestita.
Una economia finanziaria che «regola» i processi di arricchimento di ristretti settori della società e realizza, finché è possibile, il mantenimento di una parvenza di adeguato tenore di vita alla parte politicamente più rappresentata della società, che si lascerà così addomesticare al ruolo di guardiana del sistema.
Una economia finanziaria che si basa sulla speculazione, sulla ricchezza nominale delle Borse, sui prodotti finanziari, sulle fluttuazioni dei mercati, su un sistema di costante prevaricazione esercitato dalle banche su popoli e governi.
Non può essere una strategia che segue una cultura di restaurazione conservatrice lo strumento attraverso cui realizzare un risanamento economico che passi quasi esclusivamente attraverso un sistematico smantellamento dello Stato Sociale fatto di essenziali servizi assistenziali e previdenziali a carico dello Stato con il contributo della fiscalità generale..
Trasformazioni in atto nella Società e come la Politica,con le sue azioni,le influenza.
Politica e Valori

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