Politica e Valori



La repubblica,nell'antichità, aveva due grandi collanti: la religiosità, fonte di tutte le certezze, attraverso soprattutto quegli augures che erano i buoni auspici degli Dei nei confronti delle scelte della polis, e i valori – ciò a cui dovevano aspirare le persone dabbene (probri): rem (le sostanze), fides (il credito), honos (gli onori legati al ruolo specialmente politico), gratia (il favore, la “gloria”). Tutto questo assicurava "la dignitas": una tensione verso l’alto coinvolgente, attraverso i mezzi di comunicazione dell’epoca, per la formazione di un’unica comunità che tendeva verso l’alto grazie al ruolo dell’esempio virtuoso.( da: Il Politico.it)

sabato 3 dicembre 2011

EGEMONIE ED EQUILIBRI

Ad ogni caduta di Wall Street e dei mercati è finita l’epoca di una egemonia.
Gli Stati Uniti da anni vivono in una contraddizione schizofrenica dai tempi della elezione a Presidente di Ronald Reagan, con il suo programma fondato su due punti: meno tasse, più mercato, cioè meno Stato. Questo programma portò enormi vantaggi a breve termine ma, con la riduzione delle imposte sul reddito,la deregolamentazione dei mercati ed il progressivo aumento delle spese, in primo luogo militari, fece saltare l’equilibrio del sistema. Nel breve termine si realizzò un aumento dell’occupazione, un aumento dei consumi interni americani, un aumento degli investimenti. Il prezzo pagato si rivelò disastroso: un aumento delle spese militari, con effetti negativi sull’ordine internazionale e sulla militarizzazione della società statunitense, e un aumento vertiginoso del debito estero.


Oggi la deregulation è in crisi; più mercato, in una situazione di squilibrio, può significare più speculazione. Il rischio è di passare da eccessi liberistici a tentazioni protezionistiche. Gli squilibri dell’economia mondiale rischiano di travolgere le realizzazioni degli ultimi anni: rimangono irrisolti i problemi del deficit americano, il surplus giapponese e cinese, l’indebitamento del terzo Mondo, la decrescita in Europa, la crisi dell’Euro.

Il premio Nobel dell’economia Robert Solow ammonì che il paese leader dell’Occidente non poteva continuare a finanziare i consumi interni indebitandosi a livello internazionale in modo sempre più insostenibile. Ma quella amministrazione non previde né una riduzione delle spese né un incremento delle imposte, se non in misura del tutto inadeguata alla reale dimensione dello squilibrio.



Saltò così la capacità degli Stati Uniti di garantire uno sviluppo equilibrato a livello mondiale. Non solo il governo di Washington non fu in grado di sostenere misure che risolvessero i problemi dell’economia mondiale, ma addirittura li aggravò non assumendosi le responsabilità che spettano ad un Paese che detiene una leadership.

L’amministrazione Reagan rimase convinta che occorresse sostenere comunque le leggi di mercato. Lo Stato sociale fu così rimesso in discussione, anche per le classi più bisognose. L’esito interno rischiò di aumentare le tensioni sociali, alimentate da una politica che toglieva ai poveri per dare ai ricchi. Ad Oggi, malgrado la presidenza democratica di Obama, nulla sembra essere cambiato.La crisi dei subprime ed il fallimento della Lehman Brothers con lo scandalo (non se ne parla in relazione alla crisi delle Banche europee)dei titoli tossici frutto di una ingegnieria finanziaria a dir poco criminale,è stata la cartina di tornasole di quella politica dissennata.


L’esito mondiale poteva essere un aumento delle tensioni internazionali, per il rifiuto di una politica che fa pagare anche a popolazioni e sistemi esterni il finanziamento delle spese imperiali e dei consumi interni del popolo più ricco del mondo.

Il nuovo ordine politico-economico internazionale, con la creazione dell’Euro doveva dare una soluzione ai problemi con delle regole del gioco eguali per tutti. In primo luogo, un nuovo ordine monetario internazionale, fondato sulla stabilità monetaria e sulla cooperazione. Un sistema monetario forte e stabile necessario per sostenere l’integrazione e lo sviluppo equilibrato;obiettivo era quello di togliere a qualsiasi paese l’ambizione di scaricare sul resto del mondo i propri squilibri con il cattivo uso della propria moneta.


Negli Stati Uniti l’emendamento Gramm Rudman fece emergere che esisteva nel congresso USA una coscienza critica, convinta della necessità di una buona gestione monetaria ed economica, che garantisse l’equilibrio interno ed internazionale.
Anche le successive proposte del Segretario del Tesoro americano Baker a favore di una moneta internazionale stabile, legata all’oro e alle materie prime,era espressione di una consapevolezza circa gli obiettivi da perseguire, anche se, pure in quel caso, mancava una precisa coscienza degli strumenti necessari.
L’obiettivo prioritario da perseguire, doveva essere la formazione di un nuovo ordine monetario internazionale fondato sulla cooperazione fra dollaro, yen ed Euro.


Il fatto è che, al di là delle necessarie correzioni macro-economiche, gli avvenimenti attuali mettono in luce la fine di un’epoca, quella dell’egemonia statunitense. Negli anni ’30 la grande crisi fu generata dalla fine dell’egemonia inglese e dall’incapacità degli Stati Uniti di assumere le responsabilità che loro competevano. Oggi la nuova grande crisi non è stata evitata per l’incapacità dell’Europa e dei paesi più sviluppati del mondo di prendersi ciascuno la proprie responsabilità.

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