Les jeux sont fait. Gli obiettivi sono stati raggiunti: Lo si denota
dalle espressioni soddisfatte ed un poco beffarde di coloro che escono
vittoriosi dall'agone elettorale.
Le tecniche di persuasione hanno dato il loro frutto. Quello che rimane da
verificare è se si tratta di un buon frutto o di un frutto avvelenato per la
effettiva governabilità ed alla fine per la affidabilità del nostro Paese.
Ancora una volta coloro che si
possono considerare perdenti nella partita giocata tutta, anche indirettamente,
sul terreno mediatico
non hanno tenuto
nel debito conto la psicologia delle folle ed il comportamento della massa, che
si può ben definire come "la grande quantità indistinta di persone che
agisce in maniera uniforme" anche se sollecitata come singolarità.
Principale protagonista è stata certamente la incapacità di prevedere i
comportamenti collettivi nei momenti di difficoltà e di penuria oltre che di
sfiducia e disistima nei confronti delle varie istituzioni, politiche e
governative.
Un imperdonabile deficit percettivo di certa politica che ha mal
gestito , anzi che non è stata in grado di gestire, sia l'aspetto
psicologico dei comportamenti individuali sia quello sociologico, nella
valutazione delle trasformazioni avvenute nel frattempo nella società
italiana, con un ridisegno del paesaggio sociale, molto diverso da quello delle
classificazioni novecentesche.
Quella accezione di “uomo massa” che è stato generato dal progresso
tecnologico
con i suoi effetti sul
fattore lavoro , sui modelli produttivi ed infine sulla standardizzazione dei
gusti e dei consumi.
Una massificazione,quindi,delle idee e dei bisogni . Una trasformazione che
ha determinato una progressiva perdita della diversità individuale, con le sue
doti critiche
e le sue percezioni sugli
orizzonti esistenziali.
Una desolante mancanza di un ponte di senso tra la società e la sfera
politica.
Quella politica che da troppo tempo ha smesso di far riferimento ai
cosiddetti bisogni sociali che sono poi l'orizzonte di senso di ogni società umana
per dedicarsi alla gestione del potere, fine a se stesso.
A ben riflettere quanto è stato confermato dal risultato del voto è un forte
ed indiscutibile indicatore di quanto
uno smarrimento della ragione nell’aggregazione di massa ha determinato
la dissoluzione delle realtà individuali in altre identità collettive ; non per
nulla ho sentito evocare un immaginario costituito da una “nuova comunità”.
Quel che si è concretizzato al termine di questa tornata elettorale è una
riedizione di quanto accaduto con la fine della prima repubblica caratterizzata
dalla comparsa sulla scena politica di due movimenti divenuti poi i
collettori sia della protesta contro la corruzione sistemica che della
diaspora partitica.
Questa nuova ondata in modo sbrigativo la si potrebbe definire come un
risveglio del
Demos, deciso a riappropriarsi del suo diritto partecipativo alla
gestione della cosa pubblica; ma ciò che è stato sancito dal voto è qualcosa di
più articolato e complesso.
Quel che non si può sottovalutare è quel particolare rapporto che si può individuare
tra un "
meneur de foules" e le masse,che in sostanza è
un modo per la conquista del potere nelle
moderne società industriali.
Appare evidente
quel bisogno di
identità che è presente in modo latente in tutti i grandi aggregati umani
;quella rinuncia alla propria specificità è rivolta chiaramente alla
creazione di una chiara identità collettiva. Disposti di fatto a rinunciare al
proprio"io" in favore di un "noi" convogliato in un soggetto dotato di
una forte personalità : il meneur de foules, colui il quale è capace di
cogliere le aspirazioni , i desideri e che si dichiara capace di
realizzarli.
Una analisi degli studi scientifici sui comportamenti collettivi dice
chiaramente che le folle non possono essere guidate dalla “ragione”, posto che
il loro “animo” è caratterizzato dal”sentire”
e non dal “pensare” e l’individuo, considerato nella massa, ha bisogno di
passioni, illusioni, animato da una volontà di credere; stranamente tutto ciò
cresce nel momento in cui si concretizzano le disillusioni.
Questa analisi si attaglia perfettamente alla realtà sociale italiana ed
alle sue elite che, attraverso il populismo, hanno abilmente fornito nuove
illusioni in cui credere, mascherando l’assenza di programmi precisi, attuato un
vero e proprio trasformismo riaffermando il tutto ed il contrario di tutto.
Si conferma così l’inconfutabilità delle illusioni e l’utilità dell’assecondare
la volontà di credere
anche a costo di
sacrificare la coerenza dei ragionamenti.
Non a caso molti storici autoritarismi ,nel loro decalogo ,hanno sempre
ascritto espressioni come : La fede e non la ragione smuove le montagne; la
gente ha sempre meno tempo per
pensare
ed è disposta incredibilmente a credere”.
Riportato
alla nostra attualità
politica, si può ben comprendere come possa accadere che un leader possa essere
destinatario di una vera e propria idolatria e quanto possa rimanere inalterata
la fede in lui, malgrado tutto.
Questa specie di onnipotenza fa da sfondo al desiderio della massa di
sottrarsi alla responsabilità del proprio agire di individui pensanti e liberi
e la sua cessione è il prezzo che è disposta a pagare per una corrispondenza
legittimata
a quel “modello” dei propri
difetti e delle proprie carenze.
In definitiva la nuova realtà politica che si è delineata certifica una sconfitta della ragione ed il prevalere di un sentimento che è anche un bisogno sempre più diffuso di speranze da veder trasformate in certezze e che ha trovato una via nella fede verso una comunità, attiva nelle decisioni di interesse generale.
Il timore, forte, è che si instauri un regime di pericolosa anarchia , in un momento così delicato per il nostro
Paese e per la Comunità della quale esso è parte fondante e che si possa palesare un potere che,guadagnato il consenso della folla ,non le conceda di fatto la rappresentanza ,distruggendone la libertà.